Guadagni 15 euro all’ora? Ecco quanto ti resta davvero in tasca al netto delle tasse

Nel 2025, chi percepisce una retribuzione di 15 euro l’ora in Italia deve prestare attenzione non solo all’importo lordo che figura sul contratto, ma anche alla somma effettivamente “in tasca” dopo la tassazione e i contributi previdenziali. La differenza tra il lordo orario e il netto dipende da numerosi fattori, tra cui il tipo di contratto, le aliquote fiscali, il sistema di detrazioni e la presenza di eventuali bonus. Analizziamo nel dettaglio quanto rimane realmente spendibile e quali sono i meccanismi che incidono sulla busta paga.

La retribuzione lorda: quanto pesa effettivamente?

Quando si parla di stipendio lordo, ci si riferisce alla somma stabilita contrattualmente, simile a quanto spesso si legge negli annunci di lavoro: in questo caso, 15 euro l’ora. Molti lavoratori cadono nell’errore di moltiplicare questa cifra per il monte ore mensile o annuale e credere che quella sia la retribuzione reale. Tuttavia, su questa somma il datore di lavoro versa:

  • Contributi previdenziali all’INPS, trattenuti sia a carico dell’azienda che del dipendente
  • Imposte, in particolare IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche)
  • Eventuali addizionali regionali e comunali

Ciò che resta, dopo tutte le trattenute, è il cosiddetto netto in busta paga, ovvero l’importo che il lavoratore può realmente spendere.

Le nuove regole fiscali nel 2025

La riforma IRPEF varata con la Legge di Bilancio 2025 ha ridotto le fasce di imposizione a tre aliquote principali:

  • 23% per redditi fino a 28.000 euro annui
  • 35% per redditi superiori a 28.000 fino a 50.000 euro
  • 43% per redditi oltre 50.000 euro

Inoltre, è stata confermata e allargata la “no tax area”: chi non supera 8.500 euro annui non paga imposte IRPEF. Per i redditi compresi tra 8.501 e 28.000 euro annui (la fascia tipica di chi guadagna 15 euro l’ora), l’aliquota applicata è il 23% sul reddito imponibile. Questa aliquota non si applica però sull’intero guadagno, ma solo dopo aver sottratto le detrazioni e i contributi previdenziali.

Detrazioni e bonus nel 2025

Le detrazioni base sono state portate a 1.955 euro per i redditi fino a 15.000 euro, ampliando la platea di chi paga poche o nessuna tassa. Inoltre, è stato introdotto un bonus diretto mensile per tutti i lavoratori dipendenti con redditi fino a 20.000 euro annui e una detrazione aggiuntiva per chi guadagna tra 20.001 e 40.000 euro. Queste misure riducono la pressione fiscale, specie nelle fasce di reddito medio-bassi.

Calcolo pratico: quanto ti resta davvero in tasca?

Supponiamo che il lavoratore venga impiegato con un contratto da full time standard (ad esempio 40 ore settimanali):

  • 15 euro l’ora x 40 ore = 600 euro a settimana
  • 600 euro x 52 settimane = 31.200 euro lordi annui

Questo valore cade nella fascia IRPEF del 23% e consente di accedere alle detrazioni maggiorate.

Trattenute previdenziali

Dalla somma lorda vanno sottratti i contributi INPS, generalmente pari al 9,19% a carico del lavoratore per chi ha un contratto di lavoro dipendente, più una quota superiore pagata dal datore di lavoro. Nel nostro esempio:

  • 9,19% di 31.200 euro = 2.866 euro circa di contributi annui
  • Residuo per il calcolo IRPEF: 31.200 – 2.866 = 28.334 euro

L’IRPEF si calcola ora su 28.334 euro, ma vanno applicate le detrazioni per lavoro dipendente, che per questa fascia possono ridurre sostanzialmente l’imposta dovuta.

Applicazione aliquote e detrazioni

Applichiamo la tassazione del 23% su 28.334 euro, ottenendo 6.516 euro di IRPEF teorica. Bisogna però sottrarre la detrazione per lavoro dipendente (1.955 euro), portando la tassa effettiva a 4.561 euro. Ne consegue:

  • Reddito netto annuo: 31.200 – 2.866 (INPS) – 4.561 (IRPEF netto) = 23.773 euro annui
  • Suddiviso su 12 mensilità: 1.981 euro netti al mese

La cifra può essere leggermente più alta se si beneficia di bonus aggiuntivi (ad es. per figli a carico o detrazioni particolari). Se invece si lavora a tempo parziale (part-time 20 ore a settimana), la retribuzione sarà proporzionalmente più bassa ma la pressione fiscale minore, grazie alle detrazioni più favorevoli nei redditi bassi.

Contratto da dipendente, autonomo e regime forfettario: differenze

Il regime fiscale cambia radicalmente se il lavoro è svolto con partita IVA anziché come dipendente. Nel regime forfettario, ad esempio, su 15.000 euro di ricavi annui, il reddito netto che resta “in tasca” dopo aver pagato imposte e contributi INPS è circa 11.366 euro; su 25.000 euro di ricavi, il netto è 18.942 euro. Questo succede perché:

  • Si applica un coefficiente di redditività al 78% dei ricavi
  • L’imposta sostitutiva è solo il 5% (per le start-up) o il 15%
  • I contributi INPS in Gestione Separata sono al 26,07% e non sulla totalità dei ricavi

Rispetto al lavoro dipendente, il regime forfettario offre un netto spesso superiore a parità di lordo, specie nei primi anni e senza costi aziendali tipici del lavoro subordinato, ma non garantisce tutele e indennità proprie del contratto subordinato.

Tabella comparativa regime forfettario

  • Ricavi 15.000 €, netto circa 11.366 €
  • Ricavi 25.000 €, netto circa 18.942 €
  • Ricavi 40.000 €, netto circa 30.306 €

Dunque chi svolge attività autonoma a 15 euro l’ora in regime forfettario avrà più soldi in tasca rispetto a chi lavora da dipendente, a fronte di minori coperture previdenziali e assistenziali.

Altri elementi da considerare: addizionali, detrazioni, benefit

Dalla retribuzione lorda vanno sottratte anche le addizionali regionali e comunali, che dipendono dal luogo di residenza e possono incidere per qualche centinaio di euro all’anno. Nel calcolo della busta paga entrano inoltre possibili benefit accessori (ticket, welfare aziendale), nonché le detrazioni per famigliari a carico e gli sgravi previsti da bonus temporanei.

Per avere una prospettiva ancora più dettagliata puoi approfondire il funzionamento della busta paga, il documento ufficiale dove sono riepilogati lordi, trattenute, detrazioni e netto finale.

In breve, la somma effettivamente spendibile da chi guadagna 15 euro l’ora varia tra il 60% e il 70% del lordo, a seconda del contratto e del tipo di fiscalità applicata. Conoscere il dettaglio delle proprie trattenute è essenziale per valutare opportunità lavorative e confrontare le reali condizioni offerte dal mercato.

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